INDIA


L'India produce circa 2.300.000 tonnellate di sementi e circa 830.000 tonnellate di fibra di cotone ogni anno ed e' il terzo piu grande produttore di cotone al mondo solo dopo la Cina e gli Stati Uniti, tuttavia, nonostante questa apparente ricchezza, in India i coltivatori di cotone vivono la piu' disperata poverta'. Con piu' di 8 milioni di ettari coltivati ogni anno, questa coltura, rappresenta il 25% della superficie della produzione globale e 16% di tutti i raccolti di cotone nel mondo. Ci sono circa 4 milioni di coltivatori e piu' di 60 milioni di persone che dipendono, per la loro sussistenza, dal cotone. Per la raccolta vengono utilizzati per la maggiore donne e bambini che sono pagati circa Euro 2,50 al giorno, secondo la quantita' raccolta. Si tratta di un lavoro molto difficile, che richiede un sacco di energia e di abilita'.

Tutti i cotoni raccolti a mano, ed in modo particolare in India, hanno purtroppo un problema di inquinamento da fibrille estranee. La causa principale sono i lacci e spaghi di fibra sintetica utilizzati per legare e chudere i sacchi dopo la raccolta. Una volta aperti i sacchi, capita, per noncuranza, che qualche laccio si mischi con il cotone causando il disastro in fase di ginnatura.

Per i cotoni a fibra lunga, essendo di maggior pregio, viene utilizzata la sgranatura "ginnatura" con il sistema a rullo (rollergin); invece per i cotoni a fibra corta e media, quello a sega (sawgin). La differenza sta' nel fatto che il sistema a rullo lascia la fibra piu' regolare e meno strapazzata. Il sistema a sega invece strapazza maggiormente la fibra ma da' una resa di pulizia superiore.

Per quanto riguarda invece la contaminazione da materiali estranei, quali le fibrille, sta' nell'abilita' del filatore, con il know-how e le opportune moderne apparecchiature, a fare la differenza in questa fase, eliminando gli inquinamenti con particolari accorgimenti. Molte industrie tessili in India come anche in altri Paesi, quali il Pakistan o la Turchia, utilizzano anche la mano d'opera domestica per rimuovere a mano la maggior parte delle parteicelle contaminanti, prima di mettere in lavorazione il cotone. (vedi foto)

In India, verso la fine degli anni '80, poco a poco, quasi tutti convertirono i loro campi a cotone perche' si presumeva che rendesse di piu' e con la liberalizzazione il governo aveva cominciato a smantellare il sistema di approvvigionamento statale dei semi, sussidi, protezioni. Il cotone sembrava l'oro bianco, anche perche' erano arrivate nuove sementi ibride ad alto rendimento e con i rivenditori di semi sono arrivati i grossisti di pesticidi e fertilizzanti. Ormai il 60% della terra arabile, sopratutto nello Stato centrale dell'Andhra Pradesh, che, insieme a quello di Gujarat, copre circa il 75% della produzione di semi di cotone del Paese, e' coltivata a cotone. Col tempo i parassiti divennero resistenti ai pesticidi noti: sembrava un flagello biblico, i contadini continuavano a spruzzare veleni ma vermi e larve proliferavano. Centinaia, migliaia di piccoli produttori sono stati rovinati, senza avere piu' neppure quel po' di produzione alimentare locale per sopravvivere. Molti, schiacciati dai debiti, si sono uccisi. Famiglie distrutte.

Alla ricerca di soluzioni e di maggiori profitti, nel 1989, lo Stato ha deciso di utilizzare il cotone BT (Bacillus Turingensis), e la Monsanto Company, la multinazionale dell'agro-chimica, che attraverso il suo partner in India, Mahyco, ha messo in commercio il controverso seme.

Il cotone Bt si e' rivelato un grosso fallimento. In India ha rovinato la vita dei piccoli contadini aggravando l'epidemia di suicidi che, gia' da molti anni, sconvolge l'India rurale. Lo stato indiano dell'Andhra Pradesh ha vietato alla Monsanto di vendere i semi OGM (Organismi Geneticamente Modificati) del cotone Bt.

Dal 2004, nelle regioni dell'Andhra Pradesh e del Maharashtra e' stato implementato il programma di sviluppo del cotone organico. Si tratta di un progetto iniziato e coordinato da Solidaridad, agenzia olandese per lo sviluppo specializzata in commercio equo e solidale. Attraverso un approccio socio-tecnico e un metodo partecipativo che coinvolge i gruppi dei coltivatori sul campo, Solidaridad costruisce percorsi di formazione per la riconversione del cotone e la crescita della consapevolezza dei coltivatori in ambito ambientale e sociale. Sono attualmente coinvolti nel programma 19 villaggi e 29 gruppi distribuiti nell'Andhra Pradesh e nel Maharashtra, per un totale di 405 coltivatori e 600 ettari di terra coltivata a cotone organico, una superficie significativa se pensiamo che in Andhra Pradesh sono coltivati a cotone circa 6.200 ettari e che di questi il 27% e' controllato dall'ASI (associazione delle industrie semenziere). Il programma prevede il rafforzamento dei produttori nella fase di "decision making", l'integrazione degli standard della produzione organica e del commercio equo nel processo di apprendimento, la formazione stagionale sul campo, la raccolta e analisi sistematica dei dati rilevati sul campo. Il programma sostiene i produttori nella fase di ottenimento della certificazione organica rilasciata dalla Societa' "Skal" e di quella del commercio equo, rilasciata da "FLO Cert"; si occupa inoltre di intercettare la domanda e facilitare l'incontro tra i produttori e le imprese di trasformazione, attraverso un lavoro di promozione e diffusione. Nel 2004/2005 l'azione di marketing e' stata portata avanti insieme alla Vidharbha Organic Farmers Association, generando un premio complessivo per i produttori di 320.000 Rupie.

Oggi l'India e' leader mondiale nell'esportazione di cotone organico biologico e nei confronti di tutti gli altri paesi produttori di cotone, si colloca al primo posto, quale regolare esportatore di tessili in genere.

L'India - un miliardo di abitanti e una popolazione per il 75% rurale - oggi e' autosufficente, nel senso che produce gli alimenti di base e, anzi, esporta derrate. Ma la sua agricoltura, e la popolazione che ne vive, restano ancora fragili. Ogni anno molti piccoli agricoltori si indebitano per comprare sementi, concimi e pesticidi. Rischiano; e se un raccolto fallisce sono in mano agli usurai.

CARATTERISTICHE DELLE VARIETA' DEI SEMI